Grazia Isoardi

Conosciamo meglio Grazia Isoardi protagonista del progetto “Un artigiano/a, la sua Storia, il suo Mestiere”.

“Mi piace farmi le cose da me in generale. Ho iniziato presto. Un po’ per necessità forse, ho capito che se volevo una cosa potevo farmela: i giochi, i vestiti delle bambole, tinteggiare la mia camera, le marmellate e i costumi di carnevale, restaurare mobili, poi case… come tanti della mia generazione. A vent’anni la voglia di un cappello a cloche visto su una rivista mi ha aperto un mondo. Ho smontato un gonna di velluto liscio ed ecco fatto. La macchina da cucire che usavo era a pedali, ho imparato a usare quel trabiccolo non banale da un caro amico. Arrivavo in autobus al Balon, con la mia valigia dei cappelli e il tavolino. Prendevo il posto sul ponticello della Dora di un rigattiere che andava via alle 11. Lo spazio di un apecar. Eravamo d’accordo. Lui a quell’ora aveva già chiuso gli affari, io iniziavo. L’atmosfera del mercato in strada mi è sempre piaciuta, anche se diciamolo: è molto faticoso. Lavorare con il collettivo Una Storia tra le mani è prezioso. Mi stimola a migliorare e mi fa sentire parte di un gruppo che sa quello che sta facendo. Bello insomma.

Come laboratorio propongo la tecnica dello sfilacciamento. Facile da fare al freddo. Sfilacciando un tessuto si producono delle frange. Sembra banale ma farlo bene non lo è. Si potrà provare”.